31 dicembre 2010

La fine

Mi sono svegliato dopo poche ore di sonno con gli occhi fissi sul soffitto. Una malinconia ancestrale mi si è piantata nel cuore con un morso feroce, alimentato non dalla rabbia, ma dalla paura. Il mio corpo giaceva sotto uno stato di ipnosi e di paralisi fisica. Un unico pensiero girava in loop nella mia mente: era un rifiuto della realtà. Un rifiuto totale, assoluto, da fine del mondo, non da fine dell'anno.
La vita è ciclica, è nel suo essere: morire e rinascere. All'inverno segue sempre la primavera. Ma uno stesso essere non sopravvive mai a se stesso. Per saperlo fare bisogna essere uno di quelli che ti fa gli auguri di buon anno. Pensando che lo scoccare della mezzanotte possa davvero segnare uno spartiacque, cambiando un'esistenza che si trascina senza più nemmeno dignità. Non leggo più, non scrivo quasi più, mi limito a percepirmi e a detestarmi per le illusioni in cui ho creduto, ma ancor più per quelle in cui ancora spero. Forse solo l'amore è quella droga in grado di regalarti la parvenza dell'infinito. Due destini che si uniscono per sempre, anche dopo le loro stesse esistenze. Ciò funziona solo se si ha amato una volta sola nella vita. Già dalla seconda, non esiste più nulla.