3 dicembre 2010

Il Padrino

Mi arriva un messaggio mentre sto guardando un film (Aprile, di Nanni Moretti): "ho voglia di te, ora!". Una vecchia amica stava chiedendo un servigio sessuale. Per qualche tempo sono stato una mezza puttana agratis per amiche solitarie come me.
Esco di casa senza nemmeno pensare al perchè mi stessi recando a casa di Michela, era un bel po' che non si faceva sentire, aveva smesso di scrivere quando aveva trovato un'illusione amorosa in cui credere. Probabilmente le cose devono essere andate male, e aveva bisogno di dimenticare il prima possibile. Ma queste cose non si dicono in queste circostanze. Niente domande, e la cosa funziona.
C'era una nebbia fottuta, di quelle che ti bagnano l'anima fino nel profondo. Mi sono girato una sigaretta per il tragitto e ho spento la mente. Mi muovevo come un sicario che deve fare un lavoro sporco, ma che tutto sommato è il suo mestiere. Se il tragitto per arrivare a casa sua fosse stato più breve probailmente la transazione si sarebbe conclusa senza strascichi. Invece i miei passi e il deserto di nebbia che mi avvolgeva hanno amplificato il silenzio che sentivo dentro. I miei pensieri sono andati in molte direzioni, tutte inerenti al mio destino, così fottutamente lasciato in mano alle circostanze, senza che io potessi o volessi prendere parte. Uno spettatore inerme.
L'ho presa larga, girando per le piazze del centro, cercando per quanto possibile di lasciarmi il tempo di capire perchè stessi andando in quella direzione.
Voltato l'angolo per una delle vie del centro un suono di tromba mi ha riempito l'udito in un crescendo lento, malinconico. Ancora lui, quel trombettista solitario che già una volta mi aveva salvato la vita. Era tardi, non c'era nemmeno un anima in giro. Solo io e il suono di quella tromba. Stava suonando la colonna sonora de Il Padrino. Ho seguito la melodia come Guaio segue l'odore di cibo. Mi muovevo lento nella nebbia, come se non avessi voluto rompere l'incanto nostalgico di quell'atmosfera. Michela probabilmente si stava chiedendo perchè non fossi già arrivato. Me la immaginavo affacendata a sistemare casa, a profumare il suo corpo, a rendere tutto meno triste, meno decadente. Ha due occhi che implorano attenzione Michela, un corpo che chiede d'essere toccato come uno strumento.
Intanto avevo individuato il punto esatto in cui s'era sistemato il trombettista. Mi sono tenuto a debita distanza. Non volevo che mi vedesse. Non volevo che smettesse. Mi sono seduto a pochi passi da lui, nascosto da un muretto e dalla nebbia. Mi sono acceso una sigaretta.
I pensieri si sono decuplicati nella mia testa fino a riempirla in modo ingestibile. La malinconia m'è salita fino agli occhi, traboccando piano, rigandomi la faccia già umida.
Ho guardato il cellulare, un messaggio indagava sulle mie coordinate.
Ho tentennato un po' prima di rispondere. Sapevo che un giorno mi sarei pentito di ciò che stavo per scrivere, ma in quel momento non avevo altra scelta.
"Mi spiace, mi sono perso. Credo non verrò più sta sera. Credo non verrò mai più a trovarti. Mi spiace, ma devi cavartela da sola". Il sesso fatto così è un'inutile scambio di liquidi. Un'azione da etologi, da national geographic, fa film porno.
Non ci riesco più, credo, a fingere.
C'era solo quella tromba nella mia mente dopo aver premuto invio, e il rimpianto di non aver portato Guaio con me. Ho fumato fino a sentir male ai polmoni. Poi mi sono sentito sporco dentro, ma sollevato di non dover inventare parole inutili dopo un atto di sfogo. Sono tornato a casa e mi sono messo a letto. Guaio si lamentava, voleva uscire.
"Buono piccolo" gli ho detto, "buono piccolo, che fuori è un brutto mondo". Poi ho spento la luce.

6 commenti:

Ragno ha detto...

Ormai il senso di questo blog (ammesso che voglia averne uno non ho intenzione di "costringerlo" ad averlo) è: trombare brutto, fumare e deprimersi bello.

Non sono d'accordo...

rosesandcherubim ha detto...

penso che "Non ci riesco più, credo, a fingere" sia un po' la chiave di tutto, e secondo me non può non arrivare un momento in cui accade. e mi permetto di aggiungere: per fortuna.

nocturno ha detto...

Caro Ragno, se hai una sensibilità da subnormale non sono affari miei. Se hai qualcosa da dire bene, sennò sei libero di non leggere. Non sono qui per intrattenere nessuno. Al massimo per fottere la gente che non capisce. NESSUNO IN ASCOLTO: perchè nessuno è in ascolto. chiaro? hasta luego

Mina Vagante ha detto...

Io non ci riesco a fingere, son troppo primitiva, al limite dell'idiozia; il problema però sorge quando il mondo è brutto fuori e brutto dentro, allora dove si va? io ancora non ho trovato rifugio da me stessa ...

Ragno ha detto...

Aaaah non avevo capito che fosse un blog-diario, pensavo fosse pubblico e fosse libero il pensiero altrui nei commenti!

E vabbè, ci si sbaglia nella vita...
Potresti comprare delle agende di Helly Kitty.

About A Photo ha detto...

Hai un bello stile: molto da romanzo, non nel senso che le tue storie sono finte, nel senso che leggerle è come leggere un bel romanzo, a volte noir.
ciao!

Anna