10 dicembre 2010

punk

Come al solito sono indietro con i miei progetti. Perdo troppo tempo nel mio mondo che mi accorgo della realtà solo quando bussano alla porta.
"Dobbiamo trovarci per quell'incontro. Dobbiamo preparare il materiale"
"Quando scusa?"
"Oggi, alle 14. Cazzo non ti ricordi, l'hai pure organizzato tu!"
Trampoleggio tra scuse momentanee e faccio mente locale. Ok, il mio pomeriggio sarà caratterizzato da nubi di fumo sparse, chiacchiere inutili e precipitazioni di imprecazioni. Pianura in Padania. Guaio mi guarda con la pallina in bocca. Con sta cazzo di pioggia incessante preferirei di più portare fuori lui piuttosto che vedermi con il gruppo di lavoro.
La vita di un puntuale è un inferno di immeritate attese (diceva un saggio). La panchina di marmo sotto il culo mi stava gelando le chiappe. La seconda sigaretta di fila stava terminando il che mi dava da pensare che l'unico fesso ad essere arrivato puntuale ero io. Lasciamo perdere. Quando la fottuta compagnia dell'anello s'è finalmente riunita con tutti i convenevoli, si opta per anare a discutere in un bar. Perlomeno le vie di fuga sono multiple, penso.
Inizia Alba con le sue paturnie e sottigliezze a rompere il ghiaccio. Quattro estranei messi ad un tavolo di un bar per organizzare un progetto non è proprio il massimo della serietà, ma considerando l'apporto che posso dare io, sono certamente caduti peggio loro. Era Marisa quella che in realtà stava rendendo piacevole la mia permanenza nel club del "non centriamo un cazzo l'uno con l'altro". Un tipico caratterino del sud, tutto pepe e quel po' di malizia e intelligenza che prontamente si manifestava con la giusta espressione nel viso. Ad ogni cazzata volava un ghigno, ad ogni mia battuta una risata. Visto che solitamente accade il contrario, posso già considerarla nelle mie grazie per essere l'unico pubblico non pagante a cui piace la mia performance del giorno. Ha il culo un po' largo in realtà, ma visto che le modelle ultimamente non arrivano a toccare le lenzuola del mio letto che già mi sono stufato di starle a sentire, non mi posso lamentare. E poi diciamocelo: il culo piace bello rotondo. Non mi sono mai fidato di quelli che le vogliono magro-rivista. Non capisco mai se siano troppo proiettati nel futuro e perciò impauriti di risvegliarsi un giorno con una balena nel letto (ma così caro mio ti fai troppe paranaie, e non ti godi il morbido presente); oppure se sia la fobia di ritrovarsi tra le mani una tipa con troppo carattere (perchè avere culo da carattere), e perciò deviano su qualcuna fisicamente meno prestante che non lo meni per le cazzate da Men's Health che dice.
Ma il non plus ultra della gamma dei presenti era lui, il punkettone di turno. Era perennemente astratto al di sopra delle chiacchiere di Alba sul perchè gli asili nido oggi si debbano chiamare scuole d'infanzia. Ascoltava la musica di sottofondo che diffondevano due piccole casse sul soffitto del bar. Canticchiava incompreso il motivetto del momento mandato on air da quella che mi sembrava essere Radio Deejay (o Radio Maria, che come dice Luttazzi è la stessa cosa). Elenco delle cose da punk che indossava: maglietta nera con scritta bianca "I LOVE PUNK"; giubbetto in Jeans senza maniche indossato sopra piumino Skinhead con catene che fuoriusciavano dalle tasche; capello all'insù alla Elvis; quattro fascette ai polsi degli ultimi rave party della stagione autunnale; stivalozzo imponente (ma non troppo perchè sennò poi mamma si lamenta); Jeans largocci sui fianchi che driblavano su un culo enorme (all'uomo però il culo non glielo si perdona eh).
C'è stato solo un breve scambio di battute tra me e lui, verso la fine dell'incontro, quando ormai aveva deciso tutto Alba con un mio assenso quando mi è stato offerto il bassissimo, umilissimo e accettabilissimo lavoro di scriba.
"Un negroni" ordina di sfuggita al barista di passaggio.
"Ma sono le due del pomeriggio" rimprovera Alba.
"Portane due" gli faccio eco puntando su un falso gesto di solidarietà. In fondo se potevo dare fastidio in qualche modo alla pedanteria di Alba mi sarei fatto baciare da uno scimpanzé.
Marisa ride. E brava Marisa. Vuoi venire a casa mia domani Marisa? Voglio che non ti senta male se ti ho guardato il culo prima mentre camminavi Marisa. Voglio che tu sappia che lo guardavo perchè mi piace, il tuo culo, Marisa.
Preso da una confidenza improvvisa, rompendo il mio flusso erotico nei confronti di Marisa, il punk inizia a parlarmi dell'ultimo film horror che è andato a vedere. Dice che è una bomba, che persino la sua ragazza (in quel momento a casa a pulire le pallottole da indossare al prossimo concerto) ne era entusiasta. I suoi modi espressivi, tipici delle popolazioni autoctone che vivono queste terre, rendevano quasi ipnotica la tesi da lui sostenuta che il genere horror sia un genere sottovalutato.
"Ma prima stavi canticchiando Bob Marley?" lo interrompo.
"Si, mi piace il reggae quando sono in compagnia. Da pace"
"E tu saresti punk?"
"Perchè, uno può essere punk solo se ascolta i NOFX"
"No, io sono molto più punk di te, e non ascolto ne l'uno ne l'altro".
"Anche tu punk?" mi dice con un sorriso ebete.
Evito di rispondere perchè non scatti la rissa. Ma quello che ho pensato (in esclusiva per voi) lo posso dire: "brutto figlio di puttana, che cazzo pensi, che bisogna andare in giro con una cresta in testa ascoltando gli Iron Maiden per essere punk? Tu che vieni a fare i gruppi di lavoro perchè te l'ha detto papà, e poi vai ai giardini a fumarti le canne con i tuoi amichetti, approfittando delle occupazioni delle università per andare a vedere se c'è figa, girando per strada intimorendo le vecchiette con falsa irriverenza, falso senso dell'anarchia, controllando sul cellulare touch screen se qualcuno ti ha scritto su Facebook, fingendo di cantare in un gruppo metal, senza nemmeno essere in grado di comporre un testo in italiano.. mi fermo. Ma tu? Credi davvero di essere punk? Qui l'unico cazzo di punk in tutta sta cazzo di città sono io. Tutti gli altri, cresta o meno, siete benpensanti".
Ho preso il numero di Marisa e me ne sono andato.

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