26 settembre 2011

Lap Dance

Guaio rallenta sempre i miei passi, anche lui è in cerca d'amore. Non bisogna stare a chiedersi il perché lo cerchi con ossessività annusando gli angoli delle strade, o gli usci delle porte. Ognuno si muove come può.
"Dai cavolo, datti una mossa"
Il suo naso però continua imperterrito nella sua ricerca. Si passa una vita a cercare. Con qualche contrattempo siamo giunti al parco, un briciolo di respiro dall'assordante rumore cittadino, dal quel movimento frenetico senza senso. Trovo un po' di pace sotto un piccolo albero dal fogliame fitto, uno di quelli che non ti macchia di luce la pagina quando leggi. Guaio ha perlustrato qualche arbusto nelle vicinanze, poi si è seduto rassegnato a qualche passo da me: mi guardava, ansimava, annusava.
Dopo essermi acceso una sigaretta dopo lo sforzo per portarmi fin li, ho dato un'occhiata attorno a me, nella speranza di vedere se qualche altra anima schiva stesse consolando le sue ossa su un tronco di ramo, o tra le pagine di un libro che gli analfabeti chiamano "taglia vene". Tutto taceva. O quasi.
Sulla mia sinistra ho subito notato tre adolescenti. Non si poteva certo dire fossero anonimamente sedute a contemplare la natura: una di queste, decisamente più matura delle altre due, si è cimentata in un ballo famosissimo in quei posti in cui manifesti il tuo apprezzamento infilando uno dei vecchi "millini" nelle mutande della vergine di turno. Mi ha guardato dritto negli occhi lanciandosi i capelli di lato, poi si è lentamente alzata la maglietta raccogliendola sul seno e facendo ondeggiare lentamente i fianchi leggermente sovrappeso. Per evitare l'ipocrisia posso dirvi che se fosse stata un'aspirante velina probabilmente avrei pure pagato per il seguito dello show, ma il brufolame sparso e l'ostentazione de la femme fatale che non albergava in lei mi hanno distratto. E poi come avrei mai potuto non iniziare il mio nuovo libro: l'autore chiaramente morto suicida, un cocktail esplosivo per un lunedì mattina coi fiocchi. Cosa chiedere di meglio?
Stavo quasi arrivando alla fine della prima pagina, sfiorando quella strana magia che è la concentrazione, quando un nuovo elemento di disturbo s'è fatto avanti con prepotenza nel mio campo visivo: un gruppetto di immigranti s'era disposto a semicerchio in contemplazione delle natiche ondeggianti. Uno di loro commentava a voce alta in un dialetto italiano dall'accento arabo, probabilmente imparato nel migliore cantiere della città. Pure Guaio si era accorto della loro presenza, raggiungendoli con l'innocenza in faccia, e la pallina in bocca.
"Giocate?" gli ha chiesto lasciando la pallina cadere ai piedi del più spavaldo del gruppo. Ho cercato di rimanere calmo spergiurando il peggio, ma le mani già sudavano come a chi ha già capito tutto. Il ragazzo ha colto la sfida di Guaio raccogliendo la pallina da terra e lanciandola casualmente verso la ballerina di lap dance lattante. Una volta, e Guaio la va a prendere. Due volte, e Guaio la va a prendere. La ballerina, incitata dal pubblico non pagante ci dava dentro: il principio di ciccia che traboccava dai jeans stretti deve aver avuto su quei ragazzi un richiamo ancestrale visto che poco c'è mancato che il gruppetto non iniziasse a fischiare. Al terzo lancio di pallina ho chiuso il libro.
"Guaio non è uno strumento d'imbarco, non lo usare" gli dico cercando di restare il più cordiale possibile. Nel momento stesso in cui il gentiluomo avrebbe voluto spiegarmi le sue ragioni usando la mia faccia come un sacco da pugilato qualcosa l'ha distratto: la ballerina aveva smesso di sculettare.
"Guarda, quello li non è il tuo ragazzo?" le ha chiesto una delle compagne che fino ad allora se ne stava nell'ombra, indicandole un groviglio umano di lingue e mani stesi sul prato poco più in la.
"Quel gran figlio di puttana" ha risposto lei raccogliendo lo zaino da terra e lanciandosi verso l'angolo opposto del parco.
Ho approfittato della distrazione per raccogliere la pallina, chiamare Guaio e allontanarmi il più in fretta possibile. I ragazzi hanno subito la fine dello show supplicando per un bis, ma la femme fatale aveva già una lacrima a lacerarle il cerone di trucco.
"Bastardooo..." ha sbraitato abbassandosi la maglietta.
La mancanza d'amore è una piaga, il confonderlo con il sesso un fraintendimento dai risvolti squallidi.

22 settembre 2011

orizzonte

Mi sono spinto a passeggiare fino al bordo del mare, al limite della terra calpestabile e inevitabilmente ho dovuto fermarmi. L'orizzonte sfumava indistinto e cielo e mare sembravano essere una cosa sola, un abbraccio incondizionato, una mescola di colore, un abbraccio silenzioso e confuso. Ho sentito l'angoscia dell'indistinto assalirmi da dietro, da dentro. Era una solitudine sorda, vuota, a bottoglie sul bagnasciuga, conchiglie rotte sotto i miei piedi. Indietro non posso tornare, avanti solo gelida acqua fino alle nuvole.
Sento pesante il respiro che mi tiene in vita, che mi placca in spoglie mortali e stanche.
Rassegnato ho fatto dietro front camminando ad occhi bassi. Sono tornato al conosciuto e noioso mondo di sempre senza riuscire a strappare nessuna certezza ulteriore del dovere incondizionato ad arrivare a domani. Una telefonata spezza il silenzio, la speranza s'attacca alla mia mano che ansiosa cerca di estrarre il telefono di tasca. Qualsiasi voce mi avrebbe salvato, qualsiasi richiesta sarebbe stata accettata pur di mettere fine a questo dialogo ininterrotto tra l'io e il me. Una battaglia sanguinaria di dubbi e irrimediabili certezze.
Mi stavano chiamando dal lavoro. Ho messo in silenzioso, e ho riposto il telefono nella tasca.
Arrivato alla strada mi sono seduto su una panchina. Nelle scarpe sabbia.
Continuo a ripetermi che domani inizierò nel modo corretto, basta con questa lotta, ho bisogno di una tregua.
Domani, domani.

11 settembre 2011

lucertole

L'estate per molti è il periodo dell'abbandono dell'umano. Già nell'antichità a partire dal solstizio d'estate gli esseri umani regredivano allo stato animale per concedersi il piacere della lussuria, ma all'epoca, avendo appena conquistato la terra dopo aver abbandonato gli alberi, si poteva vedere l'evento come un trionfo meritato. Ora che i cicli mestruali non seguono più l'andamento delle stagioni, ma si ripetono regolari ogni mese, non credo esista più la necessità per il genere umano di lasciar sopraffare l'istinto alla ragione in modo così eccessivo durante il periodo estivo.
Qualcuno potrebbe giustamente credere che anche il mio silenzio durato tutta l'estate sia attribuibile a copule e ululati, ma mi spiace deluderlo. Ho dovuto solo fare le scorte di intolleranza per tornare alla carica quando i vostri cervelli tornavano ad essere più ricettivi.
La lunga pausa ha reso possibile una rivisitazione degli inutili schematismi mentali di cui sono assiduo inventore, per tornare a riproporvi nuove prospettive, più o meno banali, ma che sempre possono giovare ad una mente malata come la vostra che mi legge, che ha bisogno di rassicurazioni continue: "no, non siete soli".
Non che io sia un grande fan dei Pink Floyd, ma sugellare l'ironia del rientro con un tributo al loro disco Animals. Ecco a voi le lucertole.
Le lucertole sono esseri bipedi, per lo più appartenenti al sesso femminile, anche se nell'ultimo decennio gli esemplari maschili di questa specie hanno quasi annullato il gap, la cui unica attività durante i mesi estivi è l'esposizione solare. L'evoluzione li ha dotati di apposite mascherine fascianti per proteggere l'organo visivo dai raggi solari. Gli esemplari dominanti, in età adulta, possono essere dotati di mascherine che coprono fino al 95% della superficie del viso. La loro maggiore preoccupazione è procurata da una tostatura omogenea e costante delle squame da ottenersi mediante il cospargimento di unguenti a base di vanità, narcisismo e spossatezza mentale. Il segreto per lo stoicismo solare è l'inibizione pressochè totale dell'organo celebrale.
Vorrei rassicurare i lettori che maggiorni informazioni sulla specie verranno fornite nell'arco dei prossimi mesi. Per il momento l'unico consiglio che posso darvi sulla sicurezza in caso di incontro infortuito è: non muovetevi, i rettili percepiscono solo le cose in movimento.