21 settembre 2010

i buoni

Questa mattina Paola si è svegliata con un forte senso d'angoscia. È una specie di senso di colpa represso. Dopo il primo divorzio si trova ad accorgersi di non essere più innamorata del suo attuale compagno. Lo vuole fuori dalla sua vita al più presto. Intanto lui le dorme accanto. Ciò che la tormenta è che le sue scelte ricadano come macigni sulle spalle della figlia di dieci anni.
Il caffè sale nel freddo della stanza vuota in una mattina d'autunno. Questa cosa del dover andare a lavorare non fa altro che posticipare il suo analizzarsi e semplicemente, soffrire. Un peso sullo stomaco che t'accompagna ovunque. Il lavoro è sempre d'una monotonia quasi snervante, svilente, servile, alienante. Ma in realtà la meccanicità crea processi d'innerzia. Tutto scivola via liscio senza intoppi. Paola si focalizza solo nel momento di in cui uscirà da quest'inferno, per andarsene in un altro.
"Posso parlarti?" chiede il suo boss.
"C'è qualche problema?"
"Questa cosa qui è stata fatta male"
Io sono nel corridoio, ascolto di sfuggita un paio di critiche mosse in tono arrogante. Mi avvicino indisturbato con una scusa banale, e cerco di rendermi partecipe della scena. Paola teneva gli occhi bassi. Incassava senza opporre alcuna resistenza. In fondo non le importava quello che si sentiva dire. Voleva solo che la paternale finisse il prima possibile. Non contraddiceva. Non si difendeva. In mano teneva il cellulare con cui stava scrivendo alla figlia che sarebbe arrivata a casa per cena quella sera.
Lui, il classico imprenditore riuscito il cui nome è sempre seguito da appellativi tipo Presidente, o Assessore, o Ragioniere, se ne sta in piedi davanti a lei. Dalla parte opposta della scrivania aveva piantato i suoi piedi per ruggire quanta più frustrazione aveva addosso. I forti cercano sempre un debole su cui sfogarsi. Sanno che possono. Ho iniziato a pensare alla falsa demagogia che l'ha reso così popolare in città. Un vero paladino della giustizia, sempre pronto a porgere una spalla al primo sprovveduto. Onesto, rispettabile, è così esemplare nell'essere considerato una brava persona che come minimo gli si riempirà la chiesa di gente al funerale. "Era proprio una brava persona.."
I commenti prendevano toni davvero personali. Ciò che stava cercando di fare non era semplicemente lo sminuire il lavoro compiuto da Paola. Voleva arrivare a spiegarle che il lavoro era stato fatto male perchè dalle persone come lei ci si può aspettare solo cose fatte male. Come dice De André, la gente inizia a dare consigli quando non riesce più a dare il cattivo esempio.
Paola trova i miei occhi ad abbracciarla. Lo stomaco si chiude in una morsa, e un urlo mi si soffoca in gola. Cerco la porta per uscire dalla stanza, e ad ogni passo pensao che dovrei fare qualcosa.
Ma Paola è mia cugina, e il presidente è mio padre.
Gli pianto gli occhi addoso, poi lo ignoro, ed esco da quell'inferno.
Foucault diceva che prima di cercare di salvare il mondo, bisogna cercare di rendere migliore se stessi.

Nessun commento: