29 novembre 2010

Angelo, quello del bar.



Mi stavo imputridendo, consumando, decomponendo lentamente. Nello spirito, nell'anima, nella parte più cara che ho di me stesso. Mi sono fumato tutto il tabacco che avevo, e poi tutti i mozziconi. Quattro giorni senza uscire di casa, rintanato lontano dal mondo e dalla altrui solitudine. Guaio mi ha guardato storto tutto il tempo, come mi volesse far capire che lui non aveva responsabilità in merito. Reagisci Bandini, reagisci. Come il ritornello di un tormentone estivo continuavo ripetermi che dovevo reagire. Con la stessa ossessione riuscivo ogni volta a dissimulare, mentirmi, ingannarmi, raggirarmi per riscoprimi, a distanza di pochi minuti, immerso nella stessa brodaglia di mediocrità.
Ho covato rabbia contro me stesso e stima per quanto bene riuscissi a rigirarmi nel mio tedio. Quasi quasi sono pure riuscito a farmi compagnia.
Ciò che ha reso tutto più denso e patetico è stata la totale mancanza del segnale internet. Io e i miei pensieri, e nessuna valvola di sfogo. Ho maledetto il vicino per aver avuto la brillante idea di cambiare la password proprio in questi giorni. Poi ho maledetto me stesso per aver pensato fosse colpa del vicino. Ma l'angelo sterminatore come viene se ne va. Torna internet, e io esco.
Credo sia il peggior post che abbia mai scritto, i migliori sono quelli che ho person in questi quattro giorni, ma non me ne frega un cazzo, fuori c'è il sole, non indosso più la tuta da ginnastica, e tra due secondi esco di casa. Guaio ha la pallina in bocca.

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