8 gennaio 2011

io: il barbone

Mia madre è venuta a trovarmi. Sono appena passate le feste, e dopo qualche giorno di falsa benevolenza nei confronti del mondo è tornata ad essere puntigliosa più di prima. Il problema del 2011 sono io, il mio modo di comportarmi, di vestire, di portare barba e capelli: mi crede un barbone. Pure mio padre lo pensa, ma almeno ha il buon cuore di non venirmelo a dire. Lui si limita a dirmi bravo quando torno a casa fresco di rasatura (il che succede poco spesso). Mi fa sentire come Guaio quando fa qualcosa di buono. Io lo guardo e scodinzolo, ma penso sempre che vorrei saltargli alla gola se solo mostrasse un po' di cattiveria nel suo giudizio.
Tornando a mia madre, devo dire che la sua diplomazia nei miei confronti sta migliorando. Sta imparando la furbastra a trattare con un disadattato come me.
"Andiamo a fare compere? Pago io" mi dice diretta.
"Sai che odio andare per negozi, mi deprime".
"Facciamo presto, prometto che non ti metto fretta, tu solo scegli qualcosa che ti faccia sembrare meno barbone".
Continuo a pensare che l'appellativo barbone mi calza a pennello, e che, contrariamente all'immaginario collettivo, in me suscita un profondo senso di libertà. Non hai nulla, e nessuno ti chiede nulla. Cosa può esserci di meglio? Il fattore cibo e rispetto sono un po' carenti, ma con il fatto che io rispetto poco gli altri andiamo pari. Per il cibo.. vabbè non può mica essere tutto rosa e fiori no?
Monto in macchina con lei con gli occhi di un condannato a morte che vede davanti a sé il patibolo da cui penderà a breve. Cerco di evitare destinazioni come outlet, megastore, centri commerciali e roba simile. Se devo morire non lo farò alla gogna pubblica.
Contratiamo che ciò che mi serve è sostanzialmente qualche paio di pantaloni nuovi, un giaccone da sostitire a quello che porto abitualmente, e se ci scappa una maglia che rinfreschi un po' il guardaroba monoscromatico che mi caratterizza.
"E se ti prendessi anche un paio di scarpe?"
"Due piedi ho, un paio alla volta posso portarne"
Contrattiamo con il fatto che mi darà qualche soldo in contante perchè io mi scelga un paio di scarpe dignitose. Il soldo lo incasso, per le scarpe c'è tempo. Tempi duri questi.
Al rientro ero troppo soddisfatto, e soprattutto lo era mia madre. Incredibile. Ci ho messo la bellezza di 45 minuti per concludere tutte le transazioni con il mondo della moda. Ho totalizzato tre paia di pantaloni tutte uguali, stesso colore, stesso modello: ne provi uno e ne comperi tre, facile no? Una giacca invernale nera praticamente uguale a quella che già avevo, e un maglione di lana, nero pure quello. I colori non sono il mio forte, il fashion nemmeno.
Ah, la barba e i capelli li taglierò domani, promesso, così finalmente si che sarò un ragazzo bello e responsabile. Giusto quello che mi ci voleva: un falso restiling per un falso inizio di nuova vita. 

1 commento:

Esse ha detto...

Queste mamme!
Stupenda frase finale. La parola falso mi fa quasi paura.