19 gennaio 2011

equilibrio

Nelle relazioni amorose esistono due tipi di persone: i muli e i purosangue. I muli sono fedeli compagni di vita, instancabili lavoratori, docili e domabili non si scansano alle frustate del padrone, e con umiltà e rassegnazione compiono il loro dovere, sempre e comunque, con devozione.
I purosangue sono tutto il contrario. Sono degl'impareggiabili figli di puttana, anarchici, egoisti, restii al giogo, imprevedibili, incontrollabili, ma fottutamente poderosi.
Il mulo serve per trovare un equilibrio fittizio, per perpetuare l'illusione della stabilità, per camuffare il cambiamento, negarlo fino alle estreme conseguenze.
Con un purosangue puoi cavalcare con il vento in faccia, sentirti Dio, ma sempre correrai il rischio d'essere disarcionato. Il mulo ti porterà a destinazione, ma mai, e ripeto mai, saprà regalarti un briciolo d'emozione.
Lo stesso paragone lo si può fare per il concetto d'equilibrio. C'è chi lo intende come il punto di stallo che nessun evento potrà perturbare. Altri, come me, che lo percepiscono come la summa di un funambolismo estremo, in cui osservi l'inferno sottostante dall'alto del paradiso in cui ti trovi.
In entrambi i casi la questione del cadere è solo un problema di tempo. Quello del cadere può essere una semplice conseguenza della gravità, oppure può essere un'arte.

Potranno sembrare parole senza senso, metafore dalle gambe corte, ma se c'è un purosangue tra chi legge queste righe, sicuro che capisce cosa intendo.

"Non mi fido di te, finisce che mi farò del male" mi ha detto Marta ieri sera.
"Anche tu vuoi un mulo, insomma" le ho risposto secco.

Il dolore è parte della vita, bisogna sempre aver il coraggio di accettarlo. Solo se vivi nell'inferno ogni singolo giorno sai riconoscere il paradiso quando lo incontri. Solo se vivi nel dolore e nella solitudine puoi afferrare ciò che di bello ti passa tra le mani, e attaccartici con tutte le tue forze, tenendolo stretto, fino a sanguinare.
Voi che non amate rischiare, che vi chiudete dentro una campana di vetro impauriti dal mondo, dalla sofferenza; voi che credete di starvene al sicuro nella vostra relazione piena di certezze, di rassicurazioni, di pacche sulla spalla; voi che fingete la maggior parte del tempo per la paura della perdita o ancor peggio dell'abbandono; voi, io vi compatisco. Quanto a me, voglio il vento in faccia, voglio sentirmi Dio, perchè solo così posso smettere di sentire l'odore della merda di tutti i muli del mondo, e finalmente vivere. E se dovrò cadere, come già m'è successo molte volte, non sarà un volo goffo seguito da un tonfo sordo. No signori miei, sarò un Icaro che in tutto il suo splendore piroetterà affrontando il suolo come la giusta conseguenza per aver voluto toccare il sole.

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