1 febbraio 2011

porta chiusa

Mi alzo la mattina senza essere in grado di riordinare le idee. Il sole da fuori fa un chiasso assordante e non c'è interruttore che possa spegnerlo. Mi alzo dal letto sempre con la solita faccia. I soliti gesti mi portano a lavarmi, profumarmi, vestirmi. La ragione per cui oggi affronterò il mondo è Guaio. Se non ci fosse lui, e la sua minaccia di cagarmi in casa il mondo non verrei nemmeno vederlo. Quando scendo le scale spero sempre di non incontrare nessun inquilino del piano di sotto. Cammino a testa bassa fumando come un ossesso tra le risa di liceali in minigonna, le osservo, e tiro dritto. Faccio quasi sempre strade diverse per muovermi da un punto all'altro della città, ma sempre e comunque mi fermo davanti al parcheggio di via Dante. Un mendicante è sempre li stazionario con la sua miseria. Gli passo rasente e per la prima volta sorrido. Non che ci sia nulla di comico in lui, è che le anime disperate hanno una solidarietà diversa. Non provano a ridipingere la realtà con un colore nuovo, semplicemente sorridono.
Passo ore inutilmente concentrato a leggere libri inutili che devo leggere per dovere. Ancora per poco mi ripeto, e poi potrò volare via. Ma la speranza di una vita diversa va via via diluendosi negli anni che inesorabili segnano il mio viso. Ripenso agli amori passati, lo faccio con tenerezza, con compassione, con rabbia. Ogni volta una perdita, una ferita che per quanto voluta o subita non si rimarginerà mai.
Le voci dei passanti sono sempre così piene di sicurezza, di concitazione che sprofondo nella solitudine più profonda nell'ascoltarle.
Parlo poco, sempre meno, e cerco sempre un interlocutore che quanto meno non scuota troppo la testa mentre vuoto il poco che ho dentro. Ma l'entusiasmo dei facili dialoghi sfuma ad ogni virgola, ad ogni momento in cui dovrei riprendere fiato e ripartire con il resto della frase. Per questo i miei discorsi non sembrano solo a metà, lo sono.
Questa sera ho trovato Claudia online, le ho chiesto se le andava di vederci per qualche minuto.
"Passo sotto casa tua con Guaio"
"Solo 5 minuti però che devo studiare"
"Velocissimo" dico.
Claudia ha un'anima sperduta più della mia, ma rifiuta ogni braccio teso perchè ne deve aver passate troppe. Spesso rifiuta anche il mio. Non so comunicarle quello che sento, l'affinità elettiva che dovrebbe unirci svanisce sempre in brevi silenzi, e l'attrazione che provo per lei continua perennemente ad essere repressa.
Mi convinco che sta sera sarà diverso, che lascerò a casa molti dei miei atteggiamenti, delle mie personalità, andrò da lei nudo come sono con le mie paure, ma soprattutto con questo disperato bisogno d'affetto autentico che solo chi ha l'anima dilaniata sa dare. Guaio salta giù dal divano, prende la pallina in bocca e scodinzola. Povera vittima inerme delle mie paturnie. Con un sorriso di speranza mi lancio per strada, percorro velocemente la strada che mi separa dal vederla. Mi attacco a questa conversazione come se fosse l'unica meta che ho in vita. E in fondo è così. Supero vie desolate e ingorghi di gente sparsa. Salto solitudini come rami secchi e corro verso quel campanello.
A 5 passi dal portone di Claudia mi arriva un messaggio, è lei.
"Perdonami, ma davvero ho una brutta serata, facciamo un'altro giorno?"
"Sono sotto casa tua" scrivo io. "Ok, un'altra volta" nel secondo messaggio.
Mi trovo davanti a quel portone, e di quel poco di forza che mi ha fatto arrivare fin li è svanita in un secondo, a 5 passi dalla speranza. Non so come trovare la forza per tornare a casa. Guaio scodinzola, vuole solo che gli lanci la pallina.

1 commento:

Unknown ha detto...

mi sono permesso di aggiungermi come follower al tuo blog perche' e' veramente bello.
purtroppo non mi intendo tanto di internet anche se ho un blog anche io, e non so' se ho eseguito tutte le operazioni correttamente, non so' neanche se e' corretto scrivere questa cosa come un commento.
ho letto quasi tutti i tui post e trovo che il tuo modo di scrivere sia veramente speciale.