1 ottobre 2010

Saracinesche abbassate

Sono quattro sere che mi ubriaco a morte. Non riesco ad affrontare la fine del giorno, e nonostante questo continuo a svegliarmi tardi la mattina. É un circolo vizioso. Ma sta sera è stato interrotto.
Io e Guaio (il mio cane) siamo andati zingari per la città. Cercavo solo una birra, e magari due chiacchiere. La malinconia arriva senza portare ragioni. Ti si siede accanto e ti tiene compagnia.
I rumori per la strada erano ovattati, vuoti, lontani. Accadeva sempre qualcosa, ma un po' più in la di dov'ero io. Continuavo a pensare a come uscire dall'impasse che mi ha inghiottito. Questa apatia e rifiuto per il mio passato e paura per il mio futuro.
Camminavo, Guaio nel silenzio mi veniva dietro. Quando ho iniziato a lanciargli la pallina lungo le vie del centro, tutto ha iniziato a sembrarmi labirintico. Mi stavo perdendo nell'intestino della città. Ho pensato che urlare potesse aiutarmi. Non l'ho fatto. Ho continuato a camminare.
Dopo la quarta sigaretta avevo bisogno di una birra, o qualcosa che mi addolcisse la gola secca, e il morale. Ogni saracinesca abbassata era una mazzata sullo stomaco. Non era nemmeno l'una di notte e già si respirava odore di coprifuoco. Le anime vagabonde non possono godere della notte in questa cazzo di società. Tutti devono andare a letto presto, bisogna produrre. Formiche operaie. I vecchi osservano dalle serrande oscurate nelle notti d'insonnia. Ma non vogliono schiamazzi. I nipoti dormono. Si deve sempre sottostare al ritmo del più lento.
Mi faccio venire in mente un posto aperto, cercandolo con ansia dietro un angolo. Chiuso. La saracinesca parla da sola. È tutto nel futuro (o nel passato), il presente è perennemente una merda. Poi un barlume di speranza: un vecchio arabo mi chiede una sigaretta. Vecchio mio ti darei anche un abbraccio se potesse servire a liberarmi di questo freddo. Gliela porgo, e chiedo di poter comperare una delle sue birre. Gli porgo un euro, e con un sorriso di speranza inizio a sentire cosa aveva da dire. La speranza è solo un'illusione. Non faccio nemmeno a tempo a godermi la prima boccata di sigaretta che quello inizia a sputacchiarmi in faccia parole senza senso. Da ubriaco. Vuole che vada a trovarlo in Marocco. Ha gli occhi da bambino perduto. Sta peggio di me. Non so perchè a volte assumo quest'aria da crocerossino, dispensando attenzioni ai bisognosi. Forse vorrei solo che per una volta qualcuno si prendesse cura di me. Quando scopro che la birra è calda capisco che la farsa deve finire. Lo saluto con la promessa di vederlo a Rabbat. Come e quando non si sa. Ma la speranza..
Torno a casa pensando alla mia ex. Sta cercando di tornare con me dopo avermi miseramente tradito e mentito. Provo affetto per lei, una tenerezza senza pari. Non posso sopportare che soffra. Ma mi convinco che non l'amo più, o almeno non nel senso convenzionale del termine. Dimenticare è una strada più lunga del perdonare. Guaio mi guarda senza dire nulla. Ovviamente.
Prima di lavarmi i denti mi masturbo senza quasi voglia. Mi volevo far bastare la fuggevolezza di un orgasmo. Un secondo di non inferno in quest'inferno. Dopo esser venuto penso che se avessi avuto una donna nuda al mio fianco avrei voluto che se ne andasse il prima possibile. Nemmeno l'amore mi lascia speranza. Solo soli siamo liberi. Anche se pure la libertà è un'illusione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anch'io ieri notte giravo per il centro di Milano e all'una e mezza era quasi tutto chiuso. In fondo, questa città quando è silenziosa e umida mi dà piacere.
Ho imparato che a crogiolarsi nella solitudine, ci si affeziona alla propria condizione. Il distacco verso gli altri si amplifica così tanto che l'equilibrio personale non è più da costruire al di fuori ma dentro di sé. Passeggiate notturne, autoerotismo, consapevolezza, punte di rimpianto, distacco: un miscuglio che conosco piuttosto bene.

Felice di aver scoperto questo blog.