8 ottobre 2010

Vuoto

Ho 29 anni. I prossimi peseranno e sanciranno l'inizio del declino minore. Quello maggiore è iniziato con il mio primo respiro. Sono stato innamorato di una bugiarda con il fuoco dentro. Il dolore che mi ha causato ha distrutto la più grande delle illusioni della mia vita: l'amore perfetto. Ora non sento più nulla. Vuoto che si ripercuote nel mio presente e nel mio futuro.
Passo intere giornate senza fare nulla. Mi aggrappo a tutto ciò che mi capita sotto mano. Senza scegliere. Mi sorbisco ore di noia in compagnia di chiunque capiti a tiro. Meglio se il sopportare ha uno sfondo sessuale. Almeno non è lavoro sprecato. Come ho detto non sento nulla. Scopare in questo momento è quasi una funzione maccanica. Qualcosa che il mio corpo vuole fare e io non impedisco. Continuo a chiedermi se sia una reazione per annullare il dolore provato. Diventare freddo per smettere di soffrire. Ciò che temo più di tutto, anche più della morte è l'apatia. Lei mi chiama. Dice di essere pentita d'avermi tradito e mentito innumerevoli volte. Sono io ciò che vuole. Dopo aver creduto fino a sanguinare che tutto ciò potesse rendermi qualcuno. X qui, X li. La più sensuale delle ossesioni che abbia mai avuto. Ascolto le sue parole e sento il vuoto. Non un brivido, non una lusinga, nè odio, nè rabbia. Solo una continua domanda: cos'è diventato il mio cuore?
Tra una scopata e l'altra negli ultimi tempi sto uscendo con una ventenne. Un piacevolissimo vizio. La sua fragranza unita al pulito che ha negli occhi la rendono inebriante. Ma seppur l'abbia già baciata in una serata di qualche tempo fa, non c'esco per concludere nulla. Lei è innamorata di un altro. Non potrei permettere ad una cosa così graziosa di starmi accanto per cancellare qualcun'altro. Ho bisogno di sentirmi desiderato, il migliore, l'Humprey Bogart della situazione. Fumare fumo e lo spolverino bianco lo recupero. Per cui sono lunghe chiacchierate in cui io passo troppo tempo a fare il saccente e ad odiarmi mentre lei sembra sempre da un'altra parte. Intuisco un qualche interesse verso di me, dai gesti, e gli spazi ravvicinati. Però non sono io quello su un milione. Per cui temporeggio. Temporeggiare è necessario quando nemmeno tu sei sicuro di sentire veramete qualcosa. Diciamocelo una lolita di vent'anni saprebbe occupare i sogni di molte persone. Specie con quegl'occhi. Magari è tutto li. Pura attrazione fisica. E invece no, perchè c'è pure qualcosa, c'è un'intesa strana, immatura, complice. Eppure due cose rendono tutto poco perfetto: il fatto che sento che sembra tutto un po' forzato, e il secondo che perduro nella mia apatia.
Della mia vita professionale si sappia solo che come Cioran ho cercato di studiare il più a lungo possibile per evitare di dover lavorare. E seppure veda la fine del travagliato tunnel fancazzista studentesco (un orrore con abbagli di alcolismo) non riesco a muovere un passo verso la mia indipendenza. Non ho paura di lavorare. Ho paura di non riuscire a percepire qualsiasi lavoro come una schiavitù. E il vuoto si amplifica. Ovunque il nulla.
Mi sento la reincarnazione dell'uomo senza qualità. Sento che mi sto corrompendo dal di dentro, mi osservo, e non sono in grado di dirmi nulla. Tutto è uguale, tutto è vuoto, e io mi posso nemmeno sentirmi morire troppo spesso. Perchè sennò significherebbe sentire qualcosa.
Ovunque il vuoto.

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