Finalmente è arrivato Natale. Dico finalmente non perchè lo stessi aspettando con ansia, voglio solo che passi presto, subito. La fantasmagorica storia di Gesù Cristo vale solo fino ai 10 anni, momento in cui si dovrebbe smettere di credere tanto a Superman quanto a tutti quei finti supereroi che trasformano la realtà in qualcosa di spettacolare. Uno è finito in sedia a rotelle, l'altro su una croce.
Mancano ancora poche ore, e il delirio consumista sta vivendo in questi momenti una cristallizzazione senza precedenti. Carte di credito sventolate in aria come se fossero vangeli, pacchi regali come fossero scuse, o miracoli. Come possa una società perdurare nell'errore dipingendo con tonalità cromatiche rosso-bianche la più grande delle ipocrisie è indigeribile, come la cena che tra poco mangerò tra sconosciuti che fingono, con sforzo sovraumano, d'essere un distillato di felicità, altruismo e sacralità.
C'ho messo più di due ore a fare la strada che normalmente percorro in poco meno di una. Tutti con il piede pronto sul freno, sempre in concomittanza con un negozio illuminato, con un'illusione pronta per l'uso. La chiesa dispensa le sue migliori parole, dalla radio, dalla televisione, dal pulpito di quelle chiese gremite solo in questa notte, in cui tutti ancora una volta decidono di mandare avanti questa farsa tra strette di mano nascoste tra i banchi di legno di mogano.
Alla cena io porto il vino, ho scelto io questo compito, solo perchè volevo essere certo non mancasse, non finisse nel momento più delicato, quello in cui ci si scambierà i regali. Non ne ho fatto nessuno, a nessuno, avrò solo una faccia perplessa, un sorriso codardo, e mani vuote da offrire in cambio di oggetti, pacchetti e fiocchetti. Gli occhi giudici saranno il mio martirio, i miei occhi chiederanno solamente pietà.
Mi sento perennemente come se fossi su un marciapiede di una città affollata. Li impalato sotto un lampione a fumare sigarette, mentre osservo un tavolo di ristorante pieno di luci e sorrisi. Vorrei toccarlo, ma il vetro di mezzo divide chi come me sta sotto lo zero, e chi dentro si aggira in camicia scollata, cravatta rossa e cappellino in testa.
È una prigione di preconcetti, di solitudini celate, di ipocrisia servita ad ogni portata, dall'antipasto al dessert, passando per quel caviale che nessuno si può permettere, ma che abbonda in ogni tavola italiana che si rispetti. Creanza: è una farsa, un muro amuffito ridipinto di bianco, è un giocattolo cinese di bassa fattura, un "piacere di conoscerti" quando non c'è piacere. Muoio tra le urla di mia madre isterica che mi informa che è già tardi. Ma un condannato ha tutto il diritto di prolungare la sua agonia se quello che troverà fuori dalla cella è solo la morte.
È il compleanno di un uomo morto, di un'idea morta che vive solo nei bei discorsi trasmessi alle 10 di mattina su rai uno, un'idea morta che rieccheggia nelle pantofole di ermellino portate ai piedi da chi si ostina a sostenere d'avere un telefono rosso in collegamento diretto con Dio. Se Gesù Cristo fosse qui in questo momento cagherebbe in testa a tutti i cristiani, dopo averli presi per le orecchie uno per uno, urlandogli addosso quanto sia stato frainteso. Caro Gesù, mettiti in fila, perchè come te, il mondo è pieno di incompresi, pure meno ciarlatani.
Babbo Natale, in arte Coca Cola Man, ha già il Chayenne turbo diesel da 500 renne che si scalda in garage, è tutto pronto, il GPS ha tracciato la rotta dopo essere stata impostata su: strada a percorrenza rapida, fermata solo in case con camino e 740 a 6 cifre, evitare il sud del mondo per il pericolo del triangolo delle Bermuda. Il sindacalista degli elfi ha firmato un contratto con il nostro presidente del consiglio, 500 euro al mese senza contributi. La tredicesima non conta per chi vive in lapponia dove è dicembre tutto l'anno.
Buon Vaffanculo Natale a tutti.
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