Stavo passando da un libro ad un altro. Da Schopenhauer a Mordecai Richler, da Orwell a Pavese. Cercavo senza sosta un appiglio, un qualcosa che mi tenesse a galla in quel divano che fagocitava il mio essere. Sono sempre sul punto di gettarmi in strada per disperazione, ma ogni volta che varco quella soglia mi ricordo perchè sto rifiutando il mondo.
Mi chiama un amico una volta. Non rispondo. Richiama dopo qualche minuto. Rispondo dopo una decina di squilli durante i quali mi chiedevo cosa ci fosse di tanto urgente.
"Ci stiamo trovando a bere una cosa in centro, vieni?"
"No grazie preferisco stare a casa, ho un sacco di cose da fare" mento.
Mezz'ora dopo sono in piazza con una birra in mano. Gli amici s'erano dati da fare, avevano chiamato molta più gente di quanta m'aspettassi. Hanno deciso di fare una cena itinerante. Ogni bar una birra e uno stuzzichino. Riesco a resistere perchè ad ogni spostamento la fuga dalle chiacchiere inutili è più facile. Le birre si decuplicano e la mia socievolezza si trasforma in una sorta di cinismo tale da rendere gli altri refrattari al mio umore. Prima li evitavo io, ora sono loro impauriti da me.
Ad un certo punto, mentre me ne sto da solo a ordinare l'ennesima birra, mi si avvicina una ragazza. Era l'amica di un'amica uscita con noi per via di un amico.
"Che fai qui tutto solo?" chiede.
"Mi diverto a parlare con il bancone del bar"
"È interessante?"
"Se fosse interessante mi sarei messo un bancone da bar a casa. È simpatico".
"Ti posso offrire una birra?"
"Come hai detto che ti chiami?"
"Non te l'ho detto, mi chiamo Roberta".
Sforzo un sorriso per essere sincero di riscattare la mia birra, poi traballo a causa di quelle già bevute. L'occhio mi cade prima nella sua scollatura, lei mi fissa e io abbasso lo sguardo. Mi stupisco nel vedere sul pavimento una moneta da 2 euro. Mi abbasso cercando di mantenermi in equilibrio, raccolgo la moneta e la poso sul bancone.
"Hai visto? Questa è la fortuna".
Lei sorride senza dire nulla. In quel momento passa la barista, si avvicina a noi, ci scruta e si accorge dei due euro appoggiati sopra al bancone.
"Di chi sono?" chiede sperando siano una mancia.
"Sono nostri" rispondo io biascicando, ma tra la confusione deve aver capito "non sono nostri" perchè subito li raccoglie e senza che io riesca davvero ad intervenire lei li mette nella cassa delle mance. Roberta mi guarda e ride con uno sfottò che non gradisco.
"La vita è così, ti arriva una sorpresa, e subito si rivela essere una fregatura" dico sommesso.
"Non essere tragico" mi incoraggia lei. "Poi il mio oroscopo dice che oggi avrei conosciuto qualcuno di interessante, magari sei proprio tu".
"Io non credo all'oroscopo" sentenzio.
"Io si, quello di Vanity Fair ci azzecca".
"Ti piace Vanity Fair?"
"Lo adoro".
"Ecco appunto, la vita è proprio così, ti arriva una sorpresa, e subito si rivela essere una fregatura".
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